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I sogni, il silenzio, il mistero,
il triste abbandono cantavo,
allor che d’estate guardavo
le stelle tremanti nel ciel,
allor che al calore gioivo
di torrido sole radioso,
allor che con cuore animoso
usavo le vette scalar!
Se l’alma era triste in quei giorni,
tristezza era calma e sognante:
non reca una vita vibrante
ed attiva, dolore e mister.
Novembre, in un velo di nebbia
nascosto quel sole splendente,
col funebre manto coprente
le cose, mi porta un languor.
Mi porta l’insonne tormento
di nera e piovosa nottata,
riporta una cura obliata,
più acuta la mente a ferir…
E penso che manca al mio cuore
qualcosa che stento a sognare,
che forse non posso sperare
che venga raggiunta da me.
Di viver desio non avevo
allora che libera vita
vivevo, nel sogno rapita,
nel bacio infocato del sol…
ma or che silenzio e languore
m’avvolser d’ignota paura,
io temo la morte e l’oscura
vicenda dell’alma al morir.
No! Vivere voglio, sognare,
cantare, sentire la gioia,
cacciare quell’orrida noia
che oppresso mi tiene in timor!
E fremere voglio d’amore,
nel riso di donna gioire
e voglio in ebbrezza sopire
il cuore, e ‘l pensiero annebbiar.
Momenti di calma e di pace
avrò, da poter ignorare
che un vuoto infinito m’appare,
e tenebra, e freddo, ed orror…
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